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La Cina non è vicina

La Cina non è vicina
Di maurizio mirandola

Nonostante la percezione diffusa che il grande Paese asiatico stia diventando una nazione “moderna” e più libera, la realtà al suo interno è ben diversa: il Governo usa il pugno di ferro contro chi dissente e la persecuzione contro i Cristiani sta addirittura aumentando.

Sono in molti a credere che la Cina sia un Paese ormai avviato a integrarsi a pieno titolo nel consesso internazionale: lasciato l’isolamento pluridecennale in cui si era rinchiusa, la grande potenza asiatica ha cominciato a muoversi con disinvoltura a livello commerciale, politico e diplomatico dando l’impressione di essere diventata più “liberale” anche al suo interno. È stata indubbiamente un’operazione “pubblicitaria” e d’immagine notevole, di grande successo. In effetti tutti i cittadini stranieri che per lavoro o per diletto visitano la Cina hanno la sensazione di vedere un grande Paese, ben organizzato, produttivo, ricco e fiorente. Tutto questo fa passare in secondo piano il fatto che la società cinese vive comunque in un regime dittatoriale e fortemente repressivo, che non solo non va verso la democrazia e la libertà, ma che anzi, se possibile, sta diventando sempre più restrittivo. Quelli che questa realtà la vivono ogni giorno sono coloro che per qualsiasi motivo si trovano distanti dall’ideologia del Partito Comunista Cinese e del suo leader Xi Jinping, che tra arresti illegali, torture, detenzioni in carceri segrete sentono sulla loro pelle la durezza del regime. Tra questi, naturalmente, i cristiani e specialmente quelli che frequentano le cosiddette chiese “illegali” o non registrate presso le autorità cinesi.

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L’Associazione China Aid, che monitora costantemente i livelli di libertà religiosa nel Paese, riporta che alla fine del 2016 “dozzine” di Cristiani sono stati arrestati o trattenuti in carcere nella regione nord-occidentale dello Xinjiang, per il semplice fatto di aver tenuto riunioni di culto.

Nel frattempo, nella provincia costiera dello Zhejiang, il Pastore Zhang Chongzhu è stato privato della licenza di ministro di culto e rimosso dal proprio incarico apparentemente per impedirgli di esercitare il suo ministero nel movimento delle chiese domestiche. Precedentemente il Pastore Zhang era stato imprigionato in un centro di detenzione illegale nel 2015 per “crimini contro la sicurezza nazionale” dopo aver protestato contro la rimozione di croci e la distruzione di chiese in quell’area.

Nel frattempo le nuove norme proposte in materia di Affari Religiosi indicano come le autorità siano intenzionate a restringere severamente i diritti delle chiese non registrate nel prossimo futuro. Gli articoli proposti andrebbero a bandire qualsiasi attività che non sia approvata dall’Amministrazione Statale per gli Affari Religiosi. “Questi emendamenti alla legislazione in materia di religione in Cina non lascerebbero più alcuno spazio per le chiese domestiche o le chiese non registrate in Cina” dichiara un portavoce di China Aid

Imprigionato un pastore gravemente malato

Yang Hua, un pastore che è stato in prigione per gli ultimi 16 mesi, è stato ricoverato in ospedale lo scorso mese per il peggioramento delle sue condizioni di salute.

Wang Hongwu Il 20 marzo scorso, quando Wang Hongwu è arrivata alla prigione per far visita al marito, il Pastore Yang Hua, si è allarmata molto avendolo visto trascinato fuori da un veicolo, tremando e urlando dal dolore. Era appena tornato dall’ospedale, dove era stato portato tre giorni prima alla comparsa di lesioni scure e dolorose sulle gambe che continuavano ad espandersi. I medici del carcere gli avevano somministrato degli analgesici ma non avevano effettuato nessuna cura.

Il 23 marzo scorso, un procuratore del governo aveva consigliato agli avvocati di Yang Hua di richiedere un permesso affinché il loro assistito potesse essere curato presso un ospedale differente. Il 24 marzo è stato trasferito nel nuovo ospedale, dove gli è stato diagnosticato un caso di “purpura anafilactoide”, una malattia che causa l’infiammazione delle vene e che può affliggere l’intestino, le articolazioni e la pelle; le lesioni alle gambe ne sono un classico esempio. Le cure possono comprendere steroidi e in alcuni casi anche l’operazione chirurgica.

yang hua Gli avvocati di Yang Hua hanno formulato una richiesta di scarcerazione per scopi medici cosicché il pastore possa rimanere fuori dal carcere durante il periodo di cura e di convalescenza.

Durante il suo servizio come pastore associato di una grande chiesa non registrata a Guiyang, Yang Hua è stato arrestato il 9 dicembre 2015 e accusato di divulgare segreti di stato. Invece di ricevere la solita pena amministrativa di 10 giorni di carcere, è stato trattenuto per oltre un anno senza processo. Il 26 dicembre del 2016 sono state formalizzate le accuse e Yang Hua è stato condannato a due anni e mezzo di carcere.

La chiesa ‘Pietra Vivente’ di Yang Hua a Guiyang ha potuto celebrare i culti liberamente fin dal 2009, crescendo fino a oltre 700 membri che frequentano con regolarità le funzioni. Il governo cinese ha ostacolato la chiesa sin dalla sua fondazione, ma ora che quest’ultima si sta ingrandendo e ha acquistato un ulteriore spazio per le riunioni sembra che le tensioni con le autorità siano ulteriormente cresciute.

L’altro pastore associato della chiesa, Su Tianfu, aveva precedentemente riportato che il 99% dei membri della chiesa aveva ricevuto chiamate da ufficiali governativi i quali hanno fatto pressione affinché i membri stessi lasciassero la chiesa. Inoltre, i leader della chiesa hanno ricevuto continue sollecitazioni affinché si unissero alla chiesa “approvata” dal governo, il movimento delle Tre Identità.

Avvocato costretto a “confessare i suoi crimini” in TV

Mentre la persecuzione sui cristiani in Cina aumenta le autorità stanno utilizzando una nuova tecnica contro coloro che si dichiarano apertamente cristiani: le confessioni forzate alla TV di stato.

Zhang Kai Alla fine di febbraio, l’avvocato cristiano Zhang Kai, uno dei più importanti avvocati cinesi per la difesa dei diritti umani, è apparso alla TV di stato per rendere la propria “confessione”. Durante la trasmissione ha ammesso di aver cospirato per sovvertire l’ordine sociale e per minare la sicurezza dello stato, aggiungendo che “entità straniere” hanno contribuito al suo lavoro come parte di un piano per diffamare la Cina. “Sono molto dispiaciuto di aver fatto queste cose” ha continuato Zhang Kai “Le mie azioni hanno violato le leggi della Cina e il codice degli avvocati”.

Durante la trasmissione Zhang Kai era seduto da solo e indossava un maglione nero – una raffigurazione ormai conosciuta in Cina, dove le autorità stanno utilizzando sempre più questa nuova campagna di confessioni forzate per incutere timore in tutti i gruppi organizzati che osino sfidare il governo.

Coloro che conoscono Zhang Kai sono certi che questa confessione sia stata dettata da qualcun altro. È apparso magro e tirato, e sembrava che parlasse sotto coercizione.

Alcuni giorni dopo la trasmissione i genitori hanno dichiarato: “Non sappiamo cosa potrebbe accadergli ora. Mettiamo questa situazione nelle mani di Dio…”

Rapito dalla Polizia

Sei mesi prima l’avvocato Zhang Kai, era stato prelevato dalla Polizia proprio poche ore prima di un incontro con l’ambasciatore straordinario americano per la tutela della libertà religiosa, al quale avrebbe esposto la situazione gravemente compromessa delle chiese cristiane non registrate, oggetto di una vera e propria offensiva da parte delle autorità cinesi.

Dopo il suo arresto è stato trattenuto in una cosiddetta prigione “nera” (cioè segreta) e gli sono stati negati i contatti con la propria famiglia e i propri avvocati. Zhang Kai, 36 anni, in precedenza aveva aiutato oltre 100 chiese a difendersi contro le autorità, specialmente contro la pratica della rimozione delle croci dalle chiese stesse. Dal 2013 sono state oltre 1800 le croci distrutte o rimosse con la forza dalle chiese nella sola Cina meridionale.

A seguito della trasmissione Bob Fu, il direttore di China Aid, l’organizzazione non profit che monitora la libertà religiosa in Cina, ha dichiarato: “Sono orgoglioso di essere un buon amico e un fratello in fede di Zhang Kai. Lui è innocente. Anche se ho assistito con dolore alle sue accuse a China Aid e a me stesso nella trasmissione TV, penso che in questi ultimi sei mesi lui sia stato sottoposto a enormi sofferenze e torture. Siamo sempre orgogliosi di te e ti amiamo, fratello Zhang Kai. Mantieni una tempra forte, e che lo Spirito Santo possa curarti e assisterti dopo che tu sarai liberato dalle catene”.

Colpita anche la chiesa “ufficiale”

È dal luglio del 2015 che una operazione su tutto il territorio nazionale ha preso di mira gli avvocati che si battono per i diritti umani e per la libertà religiosa.

Almeno 317 persone tra avvocati, assistenti legali, attivisti per i diritti umani e i loro familiari sono stati arrestati, interrogati, convocati alle stazioni di polizia o è stato proibito loro di lasciare il Paese. Di questi, almeno 19 sono stati imprigionati con accuse formali, soprattutto riferite a reati di sovversione. Il governo cinese sembra determinato a silenziare sia le chiese cristiane non registrate, sia quelle del Movimento Patriottico delle Tre Identità controllate dallo Stato.

Recentemente, per esempio, le autorità hanno arrestato Gu Yuese, uno dei pastori della più grande chiesa controllata dallo Stato, che aveva apertamente criticato la politica di rimozione delle croci dalle chiese.

Questi arresti e confessioni forzate sottolineano come il governo abbia incrementato la richiesta di fedeltà e sottomissione assoluta al Partito Comunista e alla sua leadership. Da quando Xi Jinping ha preso il potere come Segretario Generale del Partito Comunista Cinese, nel 2012, la persecuzione contro i cristiani è aumentata drasticamente e sembra che non abbia intenzione di fermarsi nel breve termine.

Preghiamo affinché i leader delle chiese non registrate in Cina possano ricevere saggezza e forza mentre fronteggiano una crescente persecuzione da parte delle autorità.